Kevin Spacey disse una volta: “meno gli spettatori mi conoscono nella vita reale e più sarà facile convincerli che sono il personaggio che interpreto”.

 

A me non è mai interessato molto sapere cosa facessero gli attori nella loro vita personale, mi piacevano i personaggi che interpretavano e mi piaceva ammirarli nella loro perfezione. Eroici o fifoni, buoni o perfidi che fossero.

L’uomo ha sempre ascoltato le storie proprio per amare o odiare i personaggi che sono raccontati dentro. Servono a portarci per un pò lontano dalla realtà oppure ad essere fonte di ispirazione per la nostra vita.

Ho sempre detestato chi si adopera per documentare (spesso di nascosto) la vita delle celebrità. Vedere Kevin Spacey al mare in posa goffa con la pancia rilassata mi rovinava il sogno dei suoi personaggi, buoni o cattivi che fossero.

Uscito dal cinema però mi scorllavo di dosso quelle emozioni, più o meno lentamente in funzione di quanto intenso fosse il film, e ritornavo a pensare a Kevin Spacey come un attore. Uscito dal cinema smettevo di odiare Kevin Spacey come lo spietato e disturbato killer di Seven e tornava ad essere un bravo attore di cui non sapevo praticamente nulla, se non che fosse garanzia di una grande interpretazione sullo schermo.

 

A volte invece capita che alcuni personaggi celebri si palesino oltre quella che è la loro attività principale. Fra i più eclatanti degli ultimi anni ricordo Leonardo di Caprio, un grande attore ma che è anche impegnato attivamente contro il Global Warming, Bill Gates un grande industriale che impiega le sue ricchezze per combattere la povertà e migliorare il sistema educativo mondiale, ma anche personaggi negativi come Oscar Pistorius, un grande para-atleta, che uccise la moglie a colpi di pistola o Bill Cosby, il papà della indimenticabile Famiglia Robinson che ha ammesso di aver drogato e abusato sessualmente di molte donne.

 

Ognuno di loro ha contribuito in maniera incredibile nelle rispettive professioni, e per questo saranno certamente ricordati come grandi attori, grandi industriali e grandi atleti, ma credo sia necessario riuscire a separare le loro carriere dalla loro vita personale e questo soprattutto al momento della loro morte, quando bisogna fare “la somma” di quello che hanno fatto in vita per ricordarli nella maniera più appropriata e completa possibile.
Questo serve anche a noi a mantenere una lucida consapevolezza che gli eroi perfetti delle storie non esistono, che i personaggi sono personaggi e che la vita reale ha delle regole diverse.

 

Non riuscire a fare questo vuol dire non riuscire a distinguere la suggestione dalla realtà, vuol dire non riuscire a separare il cuore dal cervello o le emozioni delle storie dalla realtà in cui viviamo.

 

Perciò riuscire a separare il cuore dal cervello anche su avvenimenti come la morte di Bud Spencer è un buon esercizio per evitare di credere alle storie di fantasia raccontate da personaggi reali come Berlusconi, Renzi, Salvini, Trump o Farage, perché quelle storie hanno ripercussioni nella vita reale, non possiamo scrollarcele di dosso quando usciamo dal cinema.