C’è una cosa di cui si discute molto in questi mesi quando si parla di futuro. Yuval Harari nei suoi ultimi saggi l’ha chiamata la Classe inutile, cioè una classe di persone con una educazione e/o delle capacità, facilmente automatizzabili, cioè facilmente sostituibili da macchine dotate di intelligenza artificiale.
La Classe inutile, termine poco empatico ma tremendamente efficace, sarà quella classe di persone che potrebbero non avere una reale utilità per la società avvenire, perché semplicemente non sono in grado di fare niente di utile, ma soprattutto non sono in grado di imparare a fare niente di utile perché il progresso è troppo veloce per loro.
In realtà la sostituzione di lavoro umano con lavoro automatizzato da parte di macchine, non è un qualcosa per cui dobbiamo aspettare il futuro, perché accade già da decenni.

All’inizio del XX secolo, l’invenzione dell’automobile ha liberato i cavalli, nel giro di una decina d’anni, dalla loro attività di mezzo di trasporto principale per l’uomo. Con loro sono andati in pensione anticipata anche i maniscalchi, gli stallieri e tutti quei lavori che orbitavano attorno alla figura del cavallo.
Qualche tempo dopo fu inventato il centralino automatico che instradava le telefonate da una utenza ad un altra, senza la necessità che un’operatrice umana spostasse fisicamente un cavetto da un buco ad un’altro.
Tutti quei lavori sono stati persi, ma è anche vero che ne sono nati di nuovi, come gli operatori di televendita e gli sviluppatori di App per smartphone.
Questo processo di sostituzione di operatori umani con operatori artificiali, con conseguente perdita di mestieri, è in atto da decenni o da secoli. Ogni volta che il progresso scientifico/tecnologico avanza di un gradino, qualcuno perde il lavoro e qualcun’altro lo guadagna.
Allora perché tanta preoccupazione? E’ possibile che questo bilanciamento fra lavori perduti e lavori guadagnati continui anche nel prossimo futuro che tanta ansia ci procura?
Qualche differenza fra oggi e il passato però c’è.

La prima differenza è la velocità. Il progresso non viaggia a velocità costante, ma a velocità esponenziale. Vuol dire oggi la velocità di cambiamento è maggiore di quella che era un tempo. Se 300 anni fa un bambino, una volta adulto, avrebbe potuto fare lo stesso mestiere di suo nonno, 100 anni fa invece, il figlio di un maniscalco, nato nell’epoca pre-automobile, da adulto non avrebbe più potuto seguire le orme del padre perché quel mestiere, semplicemente, non esisteva più.
Oggi la velocità di cambiamento è ancora maggiore, un laureato in ingegneria informatica che, dopo laureato ha aiutato il padre nella panetteria di famiglia, al suo ritorno nel mondo della programmazione dovrà faticare non poco per aggiornarsi e rimettersi in carreggiata con tutti i nuovi linguaggi, framework e strutture tecnologiche nate nel frattempo.
Questa inarrestabile progressione non ha motivo di fermarsi, quindi nei prossimi anni, il tempo di inattività che lascia indietro un neolaureato, passerà da 3 anni a 5 mesi.
Inevitabilmente arriverà un momento in cui l’essere umano, non solo non avrà la possibilità di fermarsi un attimo, ma anche non interrompendo mai la sua formazione, non riuscirà comunque a tenere il passo dello sviluppo tecnologico.
Allora chi potrà riuscire sulla terra a tenere il passo di questa frenetica evoluzione tecnologica? La risposta è: solo le macchine.

Facciamo un esempio. Supponiamo che domani venga presentato al mondo il primo Medico di base Artificiale, un sistema in grado di diagnosticare disturbi e malattie comuni dei propri pazienti.
Anche se questa è solo un’ipotesi futuristica, la tecnologia sta già visibilmente convergendo verso questo risultato. Già oggi il sistema Watson di IBM, un Agente di Intelligenza Artificiale che nel 2011 sconfisse i campioni umani del quiz americano Jeopardy, supporta medici di tutto il mondo interpolando Terabyte di dati e statistiche che nessun essere umano sarebbe in grado di gestire. Inoltre, sono già moltissimi i sistemi di Narrow Artificial Intelligence, in grado di diagnosticare diversi tipi di malattie, come i tumori (anche in stato prematuro), tramite la computer vision e il machine learning.
I sistemi Narrow AI posseggono già capacità Super-human (molto maggiori di qualunque essere umano) in termini di accuratezza, velocità e capacità di gestire grosse moli di dati, ma sono in grado soltanto di operare in quello “stretto” settore. Per qualunque altro compito, per quanto semplice, non saprebbero nemmeno da dove iniziare.
Tutte queste Narrow Intelligence però stanno convergendo a creare strati di strutture complesse che presto si fonderanno in un Medico di base Artificiale (MbA).
Quando questo succederà, l’MbA avrà numerosi vantaggi rispetto a quello umano. Per prima cosa sarà ubiquo. Non dovremo più recarci fisicamente nel suo studio e fare la fila per ottenere udienza, ma essendo un software, sarà sempre a disposizione direttamente a casa nostra attraverso un qualunque dispositivo. Inoltre sarà lì per noi 24/7, non perderà mai la pazienza, non sarà mai stanco, arrabbiato, triste, distratto o scortese e potremo “svegliarlo” di notte e rivolgergli tutte le domande che vogliamo. Sarà il paradiso (o l’inferno) degli ipocondriaci.
Inoltre il Medico di base Artificiale non avrà bisogno di prendere un week-end per andare a fare corsi di aggiornamento, perché il sistema sarà costantemente aggiornato, con tutte le ultime novità della sua disciplina, su tutte le tecniche, i farmaci, i protocolli e le nuove scoperte. Sarà al corrente di ogni epidemia nella zona, potrà interpolare infiniti dati statistici su farmaci e patologie in circolazione e avrà sempre perfettamente presente lo storico della nostra salute. Con tutte le informazioni che possiederà, potrà ottenere la massima efficacia possibile nella diagnosi e fornirci tempestivamente il migliore rimedio per i nostri disturbi senza mai sbagliare un colpo. Avremo a disposizione letteralmente il miglior medico del pianeta, e sarà a disposizione per tutti quanti allo stesso momento.

Una volta che avremo raggiunto tutto questo, solo un MbA sarà in grado di tenere il passo dello sviluppo tecnologico. Nessun medico umano potrà aggiornarsi ad una tale velocità e competere per efficacia, costi e tempestività con un sistema di questo tipo. Soltanto un Intelligenza artificiale in grado di aggiornarsi istantaneamente e in maniera ubiqua potrà stare al passo con la velocità del progresso tecnologico.
Così come per la medicina, in qualunque ambito, soltanto i sistemi di intelligenza artificiale saranno in grado di sostenere la velocità dello sviluppo tecnologico a cui andiamo incontro. Nessun essere umano potrà stare al passo di uno sviluppo che abbia una tale velocità di avanzamento.

Però questo temibile progresso, insieme allo spettro dell’erosione dei posti di lavoro che potrebbe potenzialmente compromettere la stabilità della nostra società, si accompagnerà ad un risvolto decisamente positivo; una drastica riduzione dei costi di prodotti e servizi, in qualunque ambito.
Un’attività che non deve stipendiare dipendenti umani, vedrà ridursi, mediamente del 70%, i costi di esercizio e rimarrà a dover affrontare costi generalmente minoritari come i costi di startup, l’energia, la manutenzione e le materie prime. Ma i costi startup vengono ammortizzati più o meno velocemente e vanno sfumando nel tempo. Il costo dell’energia sarà anch’esso molto basso o tendente allo zero, vista la progressione delle tecnologie solari. La manutenzione può essere anch’essa spesso automatizzata, riducendo al minimo l’intervento umano, mentre le materie prime rimarrebbero l’unico costo imprescindibile, ma soltanto per quelle attività di produzione materiale e non di servizi.
In un scenario di questo tipo, dove molte delle attività produttive vedranno una drastica riduzione dei costi, ci ritroveremo in una società dove molti dei costi che siamo costretti ad affrontare oggi per il nostro benessere, saranno tagliati di una grossa percentuale.
I mestieri manuali saranno automatizzati per primi. Autisti, fattorini, assistenti di catena di montaggio, operatori ecologici, manutentori, etc. Ma poi sarà la volta dei mestieri intellettuali; medici, avvocati, commercialisti, insegnanti, e così via.
Questo è ovviamente preoccupante dal punto di vista del lavoro, ma immaginate i costi di una consulenza di uno studio legale dove tutti gli avvocati sono algoritmi automatici che non devono essere stipendiati e dove i costi locazione di uno studio fisico, di trasporto degli associati, di tasse e perfino quelli di cancelleria, sarebbero azzerati.
Il risultato di tutto ciò è che il costo della vita sarà molto minore, di conseguenza sarà minore la necessità di denaro e quindi si ridurrà anche la necessità di lavorare.

Perciò il fattore esponenziale del progresso da una parte taglierà i posti di lavoro, ma dall’altra taglierà la necessità di lavorare.

La progressione con cui questi due fattori avanzeranno è estremamente difficile da prevedere. Quale dei due fattori arriverà prima dell’altro è impossibile da dire oggi, in quanto l’equazione prevede variabili globali come la politica, il mercato, le economie e la stessa tecnologia, ma possiamo dire con certezza che la gara fra questi due fattori definirà se in futuro vivremo in un mondo più facile o più difficile.