Sono musicalmente distratto da molti anni ormai, ma questo disco è una gemma di musica autentica che fortunatamente mi è arrivato in faccia.
Musica fatta con strumenti, sudore, calli e imprecazioni; suonata, provata e urlata su palcoscenici di legno consumato, da artigiani con la barba bianca e da amatori freschi e innamorati.
Distillato in questo disco c’è succo di sud concentrato che non può lasciare indifferenti come succede con la musica di questi tempi. Melodie antiche, musiche e passioni del passato digerite, reimpastate, riarrangiate e influenzate da Checco Pallone e dalla variegata orchestra dei Cumededè.
Festa, dolore, commozione, amore, disperazione, eccitazione, terra, carne e famiglia. Siate pronti perchè tutto questo vi attraverserà mentre ascoltate questo disco. Se avete un cuore lo metterete a dura prova ascoltando Nicciabbaca, non mi assumo responsabilità.
Perciò, se avete voglia di fare un giro al sud, ma vi hanno consigliato di stare a casa per non prendere il virus, mettete le cuffie, chiudete gli occhi e fatevi risucchiare dentro lo stereo da questo disco.
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