Una doccia per lavare via la salsedine, lo sporco, la puzza di piscio incollata sotto il naso e l’insoddisfazione di un ennesimo – l’ultimo – tentativo di dare un voto positivo a un’esperienza turistica in Calabria. La Calabria fa schifo. Il turismo è l’unica industria di questa regione, ma versa in uno stato patologico. Una malattia da cui non si guarisce in una stagione o due, perché profondamente culturale, di quelle malattie le cui metastasi hanno ormai raggiunto il midollo, il cervelletto e il cervello.

Una terra di una bellezza sconcertante, un posto incantevole, ma trascurato, maltrattato e mal gestito da gente incapace quali sono i calabresi. Scorci naturalistici da copertina ridotti a cupi mondezzai maleodoranti. Piccoli pezzi di paradiso abbandonati a se stessi, sporcati e imbrattati dalla nafta dei barconi di turisti indisciplinati e dagli stessi operatori inconsapevoli del tesoro che stanno gestendo. Angoli di coste mozzafiato diventano acquitrini marroni con plastica galleggiante e borghi antichi e castelli meravigliosamente arroccati sulle colline diventano ruderi infestati dalle erbacce. Mare puzzolente, spiagge di mozziconi, angoli di roccia che puzzano di urina e servizi indecenti come gli operatori a cui questi servizi sono affidati. Personaggi burberi e scontrosi, con sul volto l’espressione di chi ti fa un favore a servirti un chinotto, gestiscono locali poco accoglienti e sforniti: bar che non hanno da bere, paninoteche che non hanno panini, edicole che non hanno giornali e tutto in piena stagione turistica.

Crotone 3 agosto ore 9.30. Una comitiva di una decina di persone sorprende il barista accomodandosi ai tavolini del suo bar per fare colazione ad un orario imprevedibile: “Allora, prendiamo dei cornetti. Ragazzi quanti cornet…” Il barista interrompe: “No, purtroppo cornetti non ne abbiamo”.

Le Castella (Kr) 9 agosto ore 14.00. Quattro persone affamate in una paninoteca del centro costrette ad aspettare quasi un’ora per veder arrivare delle bruschette (anche qui piatto superstite di un menu fittizio), servite da un povero affaticatissimo ragazzo lasciato solo a gestire l’imprevista clientela.

Montepaone Lido (CZ) 16 agosto ore 14.32. 62 minuti per poter addentare un elaboratissimo panino con pomodoro e tonno risultato della “contrattazione” degli ingredienti con il proprietario sfornito di quasi tutti i panini del suo menu.

Scalea (CS) 26 agosto ore 9.00. Seduti nel patio di un bar: “Scusi, si potrebbe abbassare la tendina, mi arriva il sole diretto negli occhi”. “No, non si può, poi cci fa caldo”.

Questa è la Calabria del 2012, un posto bellissimo affidato a un popolo che non lo merita.

Come si fa con le squadre di calcio, sarei contento se un giorno, per farla funzionare, uno sceicco la comprasse, la Calabria.