Quell’opera va sabotata. Così come tutte le altre opere, così come tutte le altre ingiustizie vanno combattute con tutti i mezzi possibili, anche violenti. Vorrei che esistesse una protesta o una rivoluzione non violenta, ma non esiste. Non si può vincere una battaglia contro un nemico violento senza rispondere con altrettanta violenza. La più famosa delle proteste non violente, quella di Gandhi, non è stata esule da spargimenti di sangue. Anche se tutte da una parte, delle persone sono state violentate e sono morte, persone che hanno combattuto una guerra fra poveri. Si perchè a fronteggiarsi fisicamente in queste rivoluzioni ci sono sempre due fazioni appartenenti alla stessa classe, ma con una divisa diversa. Il nemico violento è sempre lo stesso, la classe dirigente, che stupra e abusa ogni singolo giorno la classe popolare. La Tav è solo l’ennesima violenza perpetrata nei confronti di una classe a cui si continua a chiedere calma, pacatezza e non violenza.
Esigere la non violenza dal popolo della val di susa è come esigere calma da una donna a cui sono appena stati strappati i vestiti da uno stupratore in un vicolo buio. Anche alla val di susa si stanno strappando le vesti per violentarla per i prossimi 10 anni e dall gente si continua ad esigere ipocritamente di manifestare con calma e pacatezza.
Agli intellettuali invece si chiede responsabilità, perchè le parole di uno scrittore potrebbero istigare atti di violenza. Io dico che la linea della responsabilità diventa molto confusa quando è lo stato stesso a non essere responsabile verso il proprio popolo. Chi si appella alla rigidità delle regole nei momenti in cui è lo stato per primo a manipolarle a propria convenienza come i religiosi fanno con i dogmi del proprio credo, sta ciecamente perorando la causa dello stupratore.
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