Nel caso Weinstein, state dalla parte delle attrici o dalla parte del produttore?

Fazioni, creiamo sempre fazioni in cui infilarci ed escludere tutte le altre possibilità.

Alcuni catalogano il caso Weinstein come la conferma dell’uomo come usurpatore di donne (uomini contro donne). Altri invece come la conferma che la scalata al successo deve passare da compromessi amari (padroni contro lavoratori). Altri invece diranno che nella vita non devi avere scrupoli per raggiungere la vetta (spietati contro ingenui).

Le analisi e gli umori acidi che leggo in questi giorni riguardo episodi come quello del produttore americano e i commenti “empatia zero” scagliati dai social animals dal tiepido divano di casa contro le protagoniste della storia, distraggono lo sguardo da quello che è il vero cattivo della storia, l’influenza del potere sull’essere umano.

 

Nel caso Weinstein molti, moltissimi sapevano, ma nessuno ha mai parlato finchè il mostro non è stato abbastanza debole da non poter più minacciare rappresaglia, e da li tutte le accuse a valanga: anche io sono stata molestata, anche io, anche io.

Un tale sfacciato comportamento che si perpetua per anni, non può rimanere nascosto a meno che non venga coperto o sottaciuto. Sapevano gli operatori di Hollywood, sapevano le attrici e sapevano anche i media, fra rumors, prese in giro televisive e timidi tentativi di inchiesta di piccoli giornalisti soffocati sul nascere. Senza contare che lo stereotipo del produttore cinematografico che chiede pegno all’attrice in erba non fa proprio sgranare gli occhi di sorpresa.

La tempesta di notizie degli ultimi giorni su questo caso sta facendo salire a galla tutta la responsabilità che dei media americani nell’aver chiuso uno o due occhi sui rumors Weinstein, cosa che probabilmente stanno ancora facendo con altri casi analoghi. Il motivo è palese. Weinstein era il terzo uomo più potente di Hollywood, con una potenza di fuoco tale da ingaggiare una guerra feroce anche con testate nazionali importanti a colpi di costosissime azioni legali, inserzioni pubblicitarie cancellate o bastonate da altre testate amiche del produttore.

Per questo motivo la stampa si è guardata bene dall’approfondire.

La catena decisionale delle redazioni dei giornali però è fatta sia da uomini che da donne ed entrambi hanno preferito la tranquillità alla giustizia per le vittime degli abusi.

Inoltre questa immagine del demone assetato che sbrana le sue vittime portate sul suo altare in catene non è reale. Il personaggio maschile senza dubbio sguazza nella meschinità (la sua faccia mi fa perfino guardare con simpatia alle teorie Lombrosiane), ma come sottolinea anche la storica femminista Natalia Aspesi, le attrici non erano certo inconsapevoli di dove portasse l’invito a cena con massaggio chiesto dal produttore nei suoi approcci.

 

Questo episodio non è un abuso degli uomini sulle donne, è un abuso di chi ha il potere su chi non ce l’ha. Essere umano contro essere umano. E’ una lotta fra le nostre due anime quella compassionevole che anela alla giustizia e quella avida che accumula potere.

In ogni essere umano queste due anime convivono, compreso me, compreso te e compresi tutti quelli che dal tiepido divano sparano giudizi senza tentare di immedesimarsi neanche per un secondo. Ognuno di noi può essere vittima o carnefice a seconda delle condizioni.

Il potere è la chiave che apre il vaso di pandora delle debolezze umane e solo i grandi esseri umani, chi ha la forza, la consapevolezza e la moralità sufficiente riesce a richiudere un vaso ricco di opportunità per avvantaggiarsi e mantenere i propri comportamenti nella sfera della giustizia e del rispetto.

Qualcuno disse, se vuoi veramente conoscere una persona, dagli un pò di potere.

Infatti, se perfino eroi mitologici come Ulisse chiesero di essere legati per resistere ai richiami delle debolezze, mi viene difficile pensare che un Napalm51 che accusa la modella ventenne di immoralità per non aver denunciato subito, avrebbe la lucidità di mantenere fermi i suoi principi potendo compiere un abuso facile su di lei.

 

Questo meccanismo psicologico sul potere è stato indagato da Philip Zimbardo un professore di Stanford che nel 1971 effettuò un esperimento. Preso un gruppo di studenti eterogenei, Zimbardo simulò un carcere e assegnò in maniera casuale a metà gruppo il potere di guardie e all’altra metà il ruolo di detenuti. L’esperimento fu sospeso anzitempo a causa di una inaspettata esasperazione dei comportamenti delle due fazioni, soprusi da una parte e rivolta dall’altra. Il gruppo delle guardie si era fatto prendere la mano in una escalation di abusi e umiliazioni. Di contro il gruppo dei detenuti sviluppò un sempre crescente sentimento di violenza e rivolta verso i propri controllori.

Su questo esperimento sono stati scritti molti libri, film (The experiment) e anche Caparezza ha ispirato l’ultimo album Prisoner 709 a questo esperimento sociale.

 

Un sopruso è un sopruso qualunque essere umano lo compia su un altro essere umano. Un professore su un ricercatore, una direttrice di banca su un debitore, un politico su un elettore, una ragazza su un pretendente innamorato che pende dalle sue labbra. Non è sempre un uomo che chiede sesso ad una donna, ma sono anche soldi, favori, vantaggi e spesso altro potere. Nei posti di potere oggi troviamo anche le donne che finora non hanno dato dimostrazione di essere diverse dagli uomini nella sua gestione.

Analizzare questo caso come l’ennesimo episodio dove l’uomo mostro abusa della donna è sbagliato, e perpetuare in queste analisi non fa altro che inasprire il conflitto uomo donna già aspro per antichi motivi culturali.

Secondo me.