Stupendo, bellissimo, entusiasmante. Il nuovo spot di Apple HomePOD del regista Spike Jonze è un capolavoro, artisticamente splendido e tecnicamente perfetto. Quando puoi comprare i più bravi creativi del pianeta, i risultati sono straordinari. Peccato per Apple che i soldi non possano comprare una visione.

Le aziende senza una visione si limitano ad inseguire il mercato e nel mercato i soldi si fanno soddisfando i bassi istinti umani. Apple continua a produrre oggetti tecnologici, ma l’obbiettivo ultimo si riduce sempre al denaro.

La-Teoria-svedese-locandina-provvPoco tempo fa un regista italo svedese Erik Gandini produsse un documentario intitolato “La teoria svedese dell’amore” su un fenomeno sociale che osservò in Svezia. Erik ha mostrato come nella cultura svedese stia crescendo il numero di persone che sceglie di passare la vita in solitudine senza un partner. Sono in crescita infatti in Svezia le donne che ricorrono all’inseminazione artificiale. Nel film è mostrata un’azienda che vende un kit fai da te per la fecondazione che permette alle donne di concepire un bambino da sole in pochi minuti con del seme acquistato. La scena dell’auto fecondazione fa scorrere un brivido lungo la schiena rendendo sempre più reale lo scenario di una alienazione da “soli nella folla”.

Io sono tutt’altro che un apocalittico riguardo la tecnologia, anzi spesso pecco di eccessivo entusiasmo e fiducia in essa, ma guardare questo spot della Apple mi ha fatto riflettere su come le aziende più influenti sulla cultura occidentale come la Apple, non avendo più la visione progressista di Steve Jobs di “portare un computer sulla scrivania di ogni americano”, si limitino inseguire verso il basso i pruriti delle masse.

Mi ha messo tristezza il futuro dipinto nello spot di Spike Jonze in cui tornando a casa la protagonista chiede ad una intelligenza artificiale di suonare un pezzo che le piacerebbe per farla rilassare dopo una giornata stressante. Questo è uno degli esempi in cui la tecnologia influenza in peggio lo sviluppo culturale di una società istigando all’isolamento e convincendoci che bastano 200€ ad Apple + 10€ al mese a Spotify per trascorrere un’esistenza soddisfacente.

Io voglio che ci siano delle persone a casa ad aspettarmi, delle persone che mi conoscono e sanno cosa fare per farmi rilassare, delle persone che comprendono che anche se chiedo loro una canzone in realtà ho solo bisogno di parlare. Delle persone per cui io farei la stessa cosa o a cui preparerei la cena il giorno dopo per ringraziarle di avermi fatto stare bene. “So che è il tuo piatto preferito perciò stasera ti ho cucinato la carpa ai ferri” non è una frase che potrei dire a Siri o alla sua futura versione antropomorfa.

Vorrei dire alla tecnologia di smetterla di perseguire la strada del cercare di sostituirsi agli essere umani sul campo delle emozioni. Così facendo seguirebbe il tragico destino di idee geniali come la ‘nduja vegana che è obbiettivamente un’esperienza deludente proprio perchè il tuo cervello pensa di mangiare ‘nduja, ma le papille gustative inviano segnali del tutto diversi.

La tecnologia faccia il lavoro che sa fare meglio, cioè lo strumento. Rimanga uno strumento come la bicicletta che permette all’uomo di fare le stesse cose, solo un pò meglio, più velocemente, con più forza o con più precisione. La smetta di cercare di farci stare meglio simulando empatia, quello è un lavoro per le persone (almeno per i prossimi 30 anni).

Lo spot termina secondo me in maniera decisamente infelice per essere stato concepito come uno stimolo all’acquisto. Dopo una breve eccitazione la protagonista ritorna da sola in una casa vuota. Quella illusione le sarà bastata?